Ghost Stories – Recensione

Un professore che ha fatto della caccia a misteri e fantasmi la sua missione di vita, o meglio, la caccia a chi spaccia per veri i suddetti misteri e fantasmi, dovrà ricredersi e scontrarsi con forze più potenti dell’umano: non stiamo parlando di “Sono un fenomeno paranormale”, la commedia con Alberto Sordi, né di “Red Lights” con Robert De Niro, ma di “Ghost Stories”, pellicola tratta dallo spettacolo teatrale omonimo di Jeremy Dyson e Andy Nyman, che i due portano anche sul grande schermo come registi (e nel caso di Nyman anche di interprete). Un film strutturato in tre micro storie horror classiche – manicomi, presenze spettrali, poltergeist e tutto il resto – che di sicuro andrà a genio agli appassionati del genere: le storie sono leggere e costruite in maniera semplice e “artigiana”, al trittico di micronarrazioni si aggiunge un finale a sorpresa che risente forse dell’impostazione teatrale da cui l’opera nasce.

Finale tirato, bene le prove attoriali

Ecco, proprio il finale appare forse un po’ tirato via, o forse per quanto possa funzionare a teatro una scelta del genere (non sveleremo nulla per non rovinarvi la sorpresa) in sala non porta il film al livello superiore. Nella classificazione consueta “vale il prezzo del biglietto”, la risposta è “sì, però…”: per i cultori del genere è un ottimo modo per tenere in allenamento le coronarie e i padiglioni auricolari, la “strizza” arriva proprio grazie ai trucchi “artigiani” – i grandi artigiani di poltrone e sofà – di cui dicevamo prima: trucchi da tunnel delle streghe (BU! A volumi ultrasonici), ma che fanno comunque il loro sporco lavoro. Discorso a parte per le prove attoriali: su tutti svettano Martin Freeman, nel ruolo di una carogna dal sangue freddo, ma non solo, e Alex Lawther, che interpreta un giovane iperpsicotico, nell’episodio che più trae ispirazione da serie come “Ai confini della realtà” e che avrebbe meritato un approfondimento maggiore. Nella classifica personale sicuramente un gradino al di sotto di “The Void”, che ha osato di più e in maniera davvero imprevedibile, mentre “Ghost Stories” si incanala presto in binari già percorsi e lucidati.

Paolo Giannace