Bellissime – Recensione
Cristina e le sue figlie sono “Bellissime”: la più grande è Giovanna, ex baby modella che ha raggiunto il successo come testimonial ufficiale della Barbie e ora fa l’influencer. Poi ci sono Valentina, che sogna un futuro nel cinema, e Francesca, alle prese col suo primo book fotografico. Cristina ha dedicato gran parte della sua vita a costruire il successo delle proprie figlie, accompagnandole a concorsi, sfilate, set fotografici e televisivi. Ora le tre ragazze sono cresciute e condividono con la madre vestiti, palestra e sfilate. Anche se resta al fianco delle figlie e rinfocola la loro ambizione, Cristina – splendida 58enne – non vuole rinunciare al proprio sogno, quello che ha dovuto accantonare da ragazza a causa di una madre troppo severa.
Da “Chiara Ferragni Unposted” a “Bellissime”
Elisa Amoruso, autrice del documentario “Chiara Ferragni Unposted” presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, torna al cinema dal 18 al 20 novembre con “Bellissime”, un altro documentario che analizza, da un aspetto diverso, l’ambizione femminile. Alla sceneggiatura ha lavorato anche Flavia Piccinni, autrice del libro-inchiesta “Bellissime”, in cui racconta l’universo delle baby miss e delle loro madri. In “Bellissima” di Luchino Visconti, Anna Magnani puntava sul successo della figlia per uscire dalla fame. Cristina e le sue figlie, invece, sono affamate di successo. Fin dal concepimento, Cristina ha programmato e gestito la vita delle ragazze a suon di servizi fotografici e concorsi di bellezza. Emblematici i video amatoriali a cui la Amoruso attinge a piene mani per ricostruire la carriera delle baby modelle. “Postura, eleganza e sorrisi”, continua a ripetere anche oggi Cristina, vero e proprio comandante di questo piccolo esercito del selfie. Al contrario, il padre non solo non appare nel documentario, ma quelle rare volte in cui è menzionato, viene quasi demolito. Cristina è un caterpillar, intenzionata ad essere una donna indipendente e una madre più generosa di quella che ha avuto. Anche se l’idea potrebbe essere originale, il documentario della Amoruso “galleggia” senza approfondire alcuni temi. Uno su tutti, la cruda realtà dei provini a cui si sottopongono migliaia di giovani ragazze. Troppo basse o troppo in carne per i canoni estetici della società dell’apparenza.
Monica Scillia