Barriere – Recensione
Pittsburgh, Stati Uniti, secondo dopoguerra: lo spiazzo sul retro della casa della famiglia Maxson è il palco dove i protagonisti di questa storia raccontano e si raccontano. Troy Maxson, il capofamiglia, è quello che meglio riesce a “tenere banco”, magari ripetendo sempre la stessa storia, ma aggiungendo ogni volta particolari diversi. E’ in queste coordinate spazio temporali che si muove “Fences”, film che vede Denzel Washington alla regia e nel ruolo di protagonista, una parte che aveva già interpretato, con Viola Davis come co-protagonista, già a teatro. Proprio le origini teatrali della pellicola tradiscono uno dei punti critici: l’autore del testo, August Wilson, è morto nel 2005 – 5 anni prima che Washington interpretasse il ruolo in palcoscenico – ma viene comunque accreditato come sceneggiatore.
Le barriere a cui si fa riferimento (fences) sono in realtà lo steccato che dovrà recintare lo spiazzo sul retro: chi costruisce uno steccato può farlo per due motivi, spiega mister Bono, vicino di casa e collega di Troy, per tenere fuori qualcuno che non desideri o per tenere dentro chi ami.
Sarà il rispetto per chi quest’opera l’ha creata, ma il film sembra una trasposizione pedissequa (che vuol dire “para para”) del testo teatrale, tanto che anche gli ambienti in cui si muovono i personaggi sono limitati e i dialoghi sono i veri protagonisti del film. Anche perché è difficile immedesimarsi con Troy: nulla di ciò che è umano gli è estraneo, il suo essere un “pezzo di malacarne” è solo mitigato dalla sua onestà e dal rivendicare le proprie scelte, fino a conseguenze dolorose, non solo per chi deve subire il suo ruolo di padre padrone. Sul palco e a teatro Washington e Davis sono stati premiati per le loro interpretazioni, coinvolgenti e commoventi, di certo non è un film “leggero”, ma a fine proiezione – sarà anche che queste storie di vicinanza hanno fatto parte della mia infanzia – sei lì a pensare che forse i Maxson assomigliano un po’ anche ai tuoi vecchi vicini di casa, comunque delle persone capaci di insegnarti qualcosa con il proprio vissuto, con i loro pregi e difetti, con i loro successi e forse anche di più con i loro errori.
Paolo Giannace