Hostiles – Recensione
Un western, ma non solo: “Hostiles” è un film che darà ampia soddisfazione agli amanti del genere, ma rimane un’opera non per tutti. Il film di Cooper non è una rilettura caciarona, neanche un tentativo di reinventarlo (come hanno sperimentato Clint Eastwood o Quentin Tarantino).
La versione di Scott Cooper – regista che come protagonisti principali chiama davanti alla macchina da presa un marmoreo Christian Bale, una eterea Rosamund Pike e un enigmatico Wes Studi – si avvicina più alle suggestioni letterarie di Thoreau, filosofo e scrittore americano che teorizzava il contatto con la natura come strumento di emancipazione intellettuale. Una visione rafforzata dal percorso che la variegata compagnia intraprende, con gli aspri, immensi, tortuosi, crudeli paesaggi a fare da sfondo al viaggio. Un film che ha il suo sviluppo “on the road”, buoni e cattivi sono etichette da assegnare non per razza o etnia e che nel corso della vicenda possono cambiare rapidamente verso. Perché fare un pezzo di strada insieme, a volte, significa anche “scambiare il proprio spirito“.
L’essenza dell’animo americano
Un Capitano in giacca blu, che mangia limoni a morsi e legge Giulio Cesare in latino, una vedova traumatizzata che riesce a superare l’abisso della vendetta e dell’odio, un vecchio capo nativo americano che vuole tornare nella terra degli avi per avere un fine vita degno: per tutti e tre vale la frase di David Herbert Lawrence (ecco un altro esplicito riferimento letterario) che apre il film: “Nella sua essenza, l’animo americano è duro, solitario, stoico e assassino. Finora non si è mai fuso“. La violenza è un dispositivo che si muove in più direzioni, il film presenta una circolarità quasi perfetta nell’uso e nella classificazione della forza bruta, utilizzata indipendentemente dai nativi o dagli “usurpatori” con la pelle bianca violenza che viene subita per difendere un pezzo di terreno arso e dare un futuro alla propria famiglia, oppure imposta per scacciare un’altra famiglia con l’arroganza accumulatrice protocapitalista.
“Hostiles” è più un omaggio alla stagione di rottura (e il primo che aggiunge “dei coglioni” può accomodarsi fuori) che all’inizio degli anni ’70, per il grande schermo, ha prodotto opere come “Soldato blu”, “Corvo rosso non avrai il mio scalpo” o “Un uomo chiamato cavallo”, una stagione che ha influenzato in passato anche altri mezzi di comunicazione (come il fumetto, da Ken Parker a buona parte di Blueberry).
Paolo Giannace