Jackie – Recensione
Una settimana dopo la morte del presidente John F. Kennedy, la vedova Jackie (Natalie Portman) si racconta a Theodore H. White, giornalista politico di “Life”: dallo sparo che ha cambiato per sempre la storia mondiale all’organizzazione del funerale – che Jackie voleva grandioso, perchè aveva paura che la gente dimenticasse suo marito – un ritratto di una delle icone americane nei suoi giorni più drammatici.
“Una First Lady deve essere sempre pronta a fare le valigie”. E anche Jackie non fa eccezione. Preoccupata per il proprio futuro e per quello dei propri figli, ma soprattutto preoccupata del giudizio degli altri: il ritratto che Pablo Larrain fa della First Lady d’America in “Jackie” non è affatto superficiale, ma scava nelle sue debolezze più profonde, mostrando una donna fragile e misteriosa. Il biopic scorre lentamente, nonostante si intersechino diversi piani narrativi: dai flashback della vita dei Kennedy alla Casa Bianca ai momenti dopo la morte del presidente, fino alla confessione di Jackie col prete (forse l’unico momento in cui mostra contemporaneamente la sua fragilità e la sua durezza). La forza della pellicola è Natalie Portman – splendida interprete, senza la quale il film non sarebbe stato lo stesso – capace di far rivivere i gesti e l’eleganza di una delle donne più complesse d’America. Menzione speciale per i costumi, a partire dall’abito rosa che Jackie indossava il giorno dell’attentato e che rifiutò di togliersi, perchè voleva mostrare al mondo quello che avevano fatto al marito.
Monica Scillia