Oltre la notte – Recensione
Katja (Diane Kruger) è sposata con Nuri (Numan Acar), che gestisce un ufficio nel quartiere turco di Amburgo: un pomeriggio, lascia il figlio Rocco (Rafael Santana) col padre per incontrare un’amica. Quando tornerà a riprenderli, troverà la zona transennata dalla polizia: un’esplosione ha colpito l’ufficio di suo marito, le vittime sono un uomo e un bambino. Lì comincerà il suo viaggio “Oltre la notte”, prima con un doloroso processo che vedrà Katja in aula di fronte ai presunti colpevoli – una giovane coppia appartenente a un’organizzazione neonazista, Edda (Hanna Hilsdorf) e Andrè Möller (Ulrich Brandhoff) – poi nel disperato tentativo di farsi giustizia e di trovare, finalmente, un po’ di pace. Ispirato agli omicidi xenofobi che i neonazisti hanno compiuto in Germania dal 2000 al 2007, “Oltre la notte”, premiato ai Golden Globe e ai Critics’ Choice Awards come Miglior film straniero, è l’ultima pellicola di Fatih Akin, tedesco nato ad Amburgo ma di origini turche, che in tutta la sua produzione affronta il tema dell’immigrazione, del conflitto tra culture e del rapporto tra la patria d’adozione e la terra d’origine. Il titolo originale – “Aus Dem Nichts”, dal nulla – forse rende meglio l’idea della disperazione e del senso di vuoto che prova la protagonista, un’intensa e rabbiosa Diane Kruger, premiata come Miglior attrice al Festival di Cannes, la cui interpretazione (la prima recitata in tedesco, sua lingua madre) rappresenta uno dei punti di forza della pellicola. Grazie ai numerosi primi piani della protagonista, alla fotografia cupa e ai lunghi silenzi, è facile immedesimarsi nelle sofferenze di Katja – “una sopravvissuta. Perché le vittime del terrorismo non solo le persone che muoiono, ma anche chi resta”, ha detto l’attrice – che attraversa tre fasi di elaborazione del dolore, dallo choc alla voglia di vendetta, che la trasfigura e la trasforma.
Oltre la notte: la famiglia, la giustizia e il mare
Non a caso, “Oltre la notte” è suddiviso in tre capitoli, che si susseguono in tre ambientazioni diverse. “La famiglia” è la versione multiculturale del nucleo felice alla Mulino Bianco, con una coppia forte e unita, che sfida i pregiudizi e le diversità per vivere con spensieratezza il proprio amore. “La giustizia” è ovviamente ambientato nell’aula di tribunale in cui Katja deve affrontare faccia a faccia i presunti terroristi, trovandosi inaspettatamente sul banco degli imputati, a causa del proprio passato e delle proprie scelte. “Il mare” è il luogo sereno e felice in cui trascorreva le vacanze con il marito e il figlio e, al tempo stesso, il luogo in cui il cerchio degli eventi si chiude. Nonostante alcune buone intuizioni – una su tutte, la scelta della protagonista Diane Kruger – “Oltre la notte” non convince del tutto e il colpo di scena finale, annunciato e quindi poco sorprendente, sembra una provocazione per ravvivare un racconto troppo stiracchiato.
Monica Scillia