Tonya – Recensione
“I media l’hanno sempre dipinta come la ‘cattiva’, ma la sua vita è stata molto più complicata e tragica di quanto non sembri. Senza nulla togliere a Nancy Kerrigan (quello che le è successo è terribile), mi sembrava che la storia di Tonya fosse diversa da com’era stata raccontata. Volevo umanizzare Tonya provando a mettermi nei suoi panni”. Craig Gillespie parla così di Tonya Harding, la pattinatrice statunitense, vicecampionessa mondiale, dal carattere forte e determinato, protagonista di uno degli scandali più famosi della storia dello sport. Gillespie ha deciso, così, di raccontare la “storia vera” di Tonya Harding, ma lo stesso regista avverte gli spettatori che non tutto ciò che vedranno è vero.
Eppure la storia di Tonya fa ridere e piangere, fa esultare e arrabbiare, spiazza e sorprende. Merito di un fatto di cronaca di certo eccezionale, raccontato con stile e ironia, ma soprattutto di un cast azzeccatissimo. A cominciare da Margot Robbie, decisamente imbruttita e bravissima nell’interpretare una ragazza rude e sgraziata, pronta a tutto pur di inseguire il suo sogno e gareggiare alle Olimpiadi invernali in uno degli sport più eleganti e d’elite. Merito anche di una strepitosa Allison Janney, vincitrice del Premio Oscar e del Golden Globe per la migliore attrice non protagonista, per il ruolo della madre di Tonya, spietata e con un solo obiettivo: portare la figlia tra le migliori al mondo per poter fare soldi e vivere felici.
Interviste vere, totalmente contraddittorie e prive di qualsiasi ironia
E’ proprio il cast a rendere unico questo film, impreziosito da una narrazione da documentario, che rende tutto estremamente vero e vicino, e da una serie di altri personaggi loschi, buffi e politicamente scorretti. L’intento del film è chiaro fin dall’inizio: “Tratto da interviste assolutamente vere, totalmente contraddittorie e prive di qualsiasi ironia con Tonya Harding e Jeff Gillooly”. E proprio per questo, come ha spiegato la stessa Margot Robbie, “il film non adotta una narrazione convenzionale. Steven ha costruito tutta la sceneggiatura intorno a due interviste straordinarie e contrastanti, fatte da lui stesso a Tonya e a Jeff”. Jeff è il marito di Tonya, interpretato da Sebastian Stan. Un personaggio violento, senza scrupoli e pronto a tutto per Tonya, ma soprattutto per entrare a far parte di un mondo che da lontano appare così ricco e potente. Eppure lo sport è molto altro: sacrificio, delusioni e ansie. E Tonya lo sa bene. Mentre combatte per i suoi obiettivi attorno a lei tutti sono pronti a tutto, tanto da trascinarla nel vortice…
Oggi nessuno ricorda Tonya Harding come la prima atleta americana ad eccellere ai campionati nazionali eseguendo un triplo axel, ma per il suo difficile rapporto con il marito Jeff e per il brutale attacco alla sua connazionale-rivale Nancy Kerrigan, costretta al ritiro ai campionati nazionali. Il film di Gillespie, con il suo ritmo incalzante e un’ironia trascinante, crea inevitabilmente un’empatia tra lo spettatore e la “cattiva” Tonya, sola e incapace di eccellere nonostante la sua bravura sul ghiaccio. Un brutto anatroccolo in un mondo di cigni che porta lo spettatore a faticare con lei e a tifare per lei.
Sonia Arpaia