Torino Film Festival: a “Lorello e Brunello” il premio Cipputi e la menzione speciale della giuria
“Lorello e Brunello” di Jacopo Quadri – una produzione Vivo film, Ubulibri con Rai Cinema – ha conquistati due importanti riconoscimenti alla 35esima edizione del Torino Film Festival: la menzione speciale della Giuria Torino 35, assegnata dalla giuria presieduta da Pablo Larraín e composta da Gillies MacKinnon, Petros Markaris, Santiago Mitre e Isabella Ragonese, e il Premio Cipputi 2017 – Miglior Film sul Mondo del Lavoro.
Questa la motivazione della Giuria del Premio Cipputi, composta da Francesco Tullio Altan, Sandro Avanzo e Maurizio Zaccaro: “Se la vita è un lungo fiume tranquillo, il documentario Lorello e Brunello di Jacopo Quadri ci permette di goderne la visuale dal volgere di una sua ansa, di guardarla scorrere nell’andamento naturale delle sue stagioni. Il regista ci ricorda un modo di intendere il lavoro che spesso la nostra civiltà urbana continua a dimenticare (e a rimuovere) e lo fa attraverso il potente ritratto di due protagonisti consapevoli del proprio ruolo, della storia che li ha preceduti e del tempo che stanno vivendo. Un film “resistente” che è al tempo stesso una testimonianza e un monito etico oggi tacitato da rivoluzioni economiche in atto, sempre più minacciose e incombenti”.
Lorello e Brunello Biondi, gemelli, vivono da soli nel podere dove sono nati ai Pianetti di Sovana, in Maremma, una campagna dura e ventosa. Il lavoro, senza mai un giorno di pausa, è una condizione naturale che non si mette in discussione. Eppure sono in perdita, così non ce la fanno: hanno 400 pecore e 100 ettari di terra, ma il latte vale sempre meno e il grano peggio. Vedono prosperare intorno a loro l’economia dei grandi viticoltori oggi proprietari del latifondo, sconfitto un secolo fa dai loro nonni. Altri Biondi sono i protagonisti con Lorello e Brunello di questa storia contemporanea: Ultimina, che li ha visti nascere e accompagna i loro mille lavori, Giuliano che non riesce a governare i maiali, sua mamma Wilma che vorrebbe ribellarsi a quella miseria. E ogni sabato Mirella, la fidanzata rumena di Brunello che lavora in un paese vicino, cucina e pulisce, ma non può fermarsi a dormire. In quattro parti, dall’estate alla primavera, il film segue per un anno la vita dei gemelli Biondi e dei vicini di podere, un giorno dopo l’altro, a mungere e vegliare, con la minaccia dei lupi che stanno ripopolando le macchie, le albe, la polvere, i recinti, il fieno, le morti e le nascite, gli animali.
Lorello e Brunello è un film sul lavoro, la terra, le stagioni. Il caldo, la siccità, la notte. Il tempo. La solitudine. In piedi ben prima dell’alba, perché lavorare così tanto? Volevo capire come vivono queste persone che lavorano e basta, senza la minima gratificazione, senza mai una gioia. Volevo vivere con loro per capire. Capire le regole della campagna, dell’allevamento, delle semine, dei raccolti. Come affrontare le tre ore quotidiane della mungitura in un frastuono di mammelle e sterco? Cosa si pensa quando si passa la notte su un trattore in un campo al buio, soli nella polvere? Pensavo che la radio potesse essere di compagnia, invece di sottofondo c’è solo rumore, e non ci si può distrarre neanche un momento perché se si prende un sasso si rompe tutto.
Questo è anche il racconto di un assedio. Abbiamo davanti agli occhi l’immagine di due contadini, lavoratori ma soprattutto esseri umani, che smettono di essere ciò che sono, ovvero attori di una propria cultura economica in continuo rapporto con l’ecosistema, nel momento in cui diventano solo produttori di merci e vengono assediati dal grande mercato globale. Insieme a loro è sotto assedio l’esistenza dell’intera dimensione di vita e di economia contadina. Il pericolo, quello contro cui continuano a lottare, non è solo il fallimento economico, è lo sgretolamento della loro stessa identità ed è a quest’atto di resistenza che ho voluto dare corpo e voce. Lorello e Brunello non venderebbero mai la loro terra, la lavorano e vogliono continuare a farlo. Ma è la percezione del mondo visto dal piccolo podere che mi interessa, come se Lorello e Brunello fossero degli argonauti sopravvissuti allo spopolamento delle campagne, a un mondo ribaltato.