Trieste Film Festival: il ’68 protagonista con “Rebels 68. East ‘n’ West Revolution”
Essere il primo festival dell’anno ha i suoi vantaggi: ad esempio poter celebrare per primi un anniversario importante come i cinquant’anni del ’68. Al 29/o Trieste Film Festival, in programma dal 19 al 28 gennaio, l’omaggio inizia sin dal manifesto, che reinventa in chiave “beat” una fotografia di scena scattata nel 1962 da Mario Magajna sul set di Senilità. “La scommessa – spiega Max Mestroni di Claimax, che da anni cura l’immagine del festival – era partire da una foto in b/n e trasformare lo sfondo di piazza Unità d’Italia in una “wonderland” lisergica che restituisse l’energia e lo spirito di un anno pieno di energia e colore”.
Ma il cuore delle celebrazioni “sessantottine” sarà REBELS 68. EAST ‘N’ WEST REVOLUTION, una retrospettiva che, fedele allo spirito del TsFF, si farà in due, indagando quell’anno cruciale del secondo Novecento da un doppio punto di vista: quello dell’ovest, con autori come Godard, Roeg e Bertolucci, e quello dell’est, con nomi come Pintilie, Dezső, Němec e Žilnik. Senza dimenticare titoli e personalità che – da Bellocchio a Makavejev a Garrel – hanno anticipato il 68, o che del 68 si sono nutriti, prolungandone lo spirito nelle stagioni a venire. “L’idea – spiegano i direttori del TsFF, Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo – è di rintracciare in autori e cinematografie distanti i punti di contatto, le assonanze tematiche e stilistiche, il clima di una stagione caratterizzata ovunque, a est come a ovest, da un’estrema creatività”.
“Una stagione breve, eccitante e terrificante di rivoluzione totale”, aggiungono Mariuccia Ciotta e Roberto Silvestri, curatori della parte “occidentale” della retrospettiva: “Nel cinema tutto doveva essere rovesciato: il linguaggio, i modi di produzione gerarchici, il concetto di professionalità, i premi, la ricezione e la memoria storica stessa, furono messi in discussione, totale e permanente. Un film non doveva più essere il cinguettio meraviglioso di un usignolo dentro la gabbia dorata. Ma la fine di ogni gabbia. E la possibilità per tutti di prendere una macchina da presa in mano senza chiedere permesso e scoprire altri mondi possibili”.
Nato alla vigilia della caduta del Muro di Berlino (l’edizione “zero” è datata 1987), il Trieste Film Festival – diretto da Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo – è il primo e più importante appuntamento italiano dedicato al cinema dell’Europa centro-orientale, che continua a essere da trent’anni un osservatorio privilegiato su cinematografie e autori spesso poco noti – se non addirittura sconosciuti – al pubblico italiano, e più in generale a quello “occidentale”. Più che un festival, un ponte che mette in contatto le diverse latitudini dell’Europa del cinema, scoprendo in anticipo nomi e tendenze destinate ad imporsi nel panorama internazionale.